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Horizon 2020, è stato presentato lunedì 7 aprile a Roma, presso l’Auditorium del Museo MAXXI, alla presenza del Ministro Stefania Giannini, del Commissario europeo Maire Geoghegan-Quinn e del Direttore Generale per la ricerca e l’innovazione dell’Unione europea Robert-Jan Smits.
Durante l’evento, si è svolta una tavola rotonda alla quale hanno partecipato Jean Pierre Bourguignon, Presidente del l’ERC; Stefano Paleari, Presidente della CRUI; Luigi Nicolais, Presidente del CNR; Andrea Bairati, Direttore delle politiche territoriali d’innovazione ed educazione di Confindustria; Amalia Sartori, Presidente della Commissione Industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo; Giovanni Soccodato, vicepresidente esecutivo per lo Sviluppo e l’Innovazione di Finmeccanica; Graziella Messina, ricercatrice biologa dell’Università di Milano e Francesco Giazotto, ricercatore al CNR.

Il Direttore Generale per la ricerca e l’Innovazione dell’Unione europea Robert-Jan Smits, ha riportato i dati della performance italiana nel 7° PQ: la performance è ottima per il numero di progetti presentati; l’Italia è quarta in classifica, con 11.474 proposte, ma non tutte valide: la media di successo per l’Italia é stata del 18,3%, di fronte a una media del 20,5%. Gli investimenti in ricerca sono ancora fermi all’1,26% del Pil con l’obiettivo di raggiungere l’1,53% del Pil entro il 2020. Una menzione speciale è stata fatta dal Direttore Generale Robert-Jan Smits per APRE, “L’Italia ha ottenuto 3.44 miliardi di euro di finanziamenti europei per la ricerca. Ciò dimostra come APRE e il Direttore Diassina Di Maggio ancora una volta stiano facendo un lavoro di prima qualità. Volevo fargli i miei complimenti, ho lavorato per venti anni con loro, sono davvero eccellenti”. Ricerca non più come un’attività che serve a far crescere la cultura, ma alla base della competitività. E’ il pensiero di Luigi Nicolais, Presidente del CNR, secondo cui la ricerca non va pensata più come spesa, ma come investimento. Nicolais fa notare come i risultati, nel campo della ricerca, siano direttamente proporzionali agli investimenti, e cambiano la realtà, anche economica, dei paesi.

Gli fa eco Stefano Paleari, presidente della CRUI: “La storia degli ultimi dieci anni ci insegna che non basta avere materie prime, ma bisogna saperle usare. Sono reduce dalla riunione dei rettori europei e mi sono reso conto che c’è una divergenza tra le università migliori dell’Europa e quelle italiane: in Italia lo Stato investe 100 euro per abitante per il settore universitario, nel resto d’Europa la cifra si aggira intorno a 300”.  E gli esempi ci raccontano che, laddove l’eccellenza viene valorizzata, l’Italia sa essere apprezzata in tutto il mondo. Graziella Messina, ricercatrice biologa dell’Università di Milano, con il suo staff sta lavorando ad un progetto sulle malattie genetiche. Francesco Giazotto, ricercatore al CNRnano, sta progettando col suo team nuovi mezzi di trasporto ibridi. Non sono stranieri, non sono raccomandati, ma grazie ai fondi europei (ERC) stanno portando avanti, in Italia, l’Italia che sa farsi valere.

Allo stesso modo la pensa Andrea Bairati, Direttore delle politiche territoriali d’innovazione e educazione di Confindustria, che prova a lanciare la sua idea per superare la crisi economica: “ampliare l’investimento in ricerca anche alle piccole imprese, creando reti di collaborazione tra imprese e centri di ricerca, e soprattutto consolidando quell’idea di «dottorato aziendale» per cui la ricerca diventa anche patrimonio dell’industria, e non solo dell’università”. Giovanni Soccodato, vicepresidente esecutivo per lo Sviluppo e l’Innovazione di Finmeccanica, indica nei rapporti strutturali intessuti dal suo Gruppo con Università, Enti di Ricerca e Piccole e Medie Imprese la chiave per agganciare le opportunità offerte dai bandi Ue, ricordando che il 10 per cento della ricerca industriale italiana è in mano a Finmeccanica.

Secondo Amalia Sartori, Presidente della Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento europeo, semplificazione, aggregazione, convergenza di risorse verso obiettivi precisi rappresentano la strada da seguire per arrivare ad accedere alla quota più ampia possibile dei fondi messi a disposizione da Horizon 2020.

Il Ministro Stefania Giannini ha annunciato l’attuazione di un piano strategico nazionale della ricerca di almeno tre anni, se non cinque. E più soldi nel bilancio dello Stato, migliori reti e infrastrutture per affermare il potere dei ricercatori italiani nel mondo. Il Ministro ha definito Horizon2020 una “prospettiva,  una “prospettiva, una massa critica imponente”. 

“Non si tratta solo di spendere di più, ma di creare le condizioni ideali per la ricerca”, ha ribadito il Commissario europeo alla Ricerca, Maire Geoghegan-Quinn, riferendosi all’Italia. Si tratta infatti di cogliere un’occasione unica perché “Horizon 2020 è una pietra miliare nella ricerca europea, che punta a costruire l’eccellenza europea coniugando ricerca e innovazione”.