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Il programma, adottato a fine luglio dalla Commissione Ue, concede sovvenzioni a ricercatori di tutto il mondo disposti a lavorare in Europa. Le risorse stanziate per il 2016 ammontano a circa 1,67 miliardi di euro, ripartiti tra:

  • circa 485 milioni di euro alle sovvenzioni di avviamento (starting grants), rivolte ai ricercatori con esperienza da 2 a 7 anni, che potranno ricevere un contributo fino a 1,5 milioni di euro per 5 anni;
  • circa 605 milioni di euro alle sovvenzioni di consolidamento (consolidator grants), rivolte ai ricercatori con esperienza da 7 a 12 anni che possono accedere ad un contributo massimo di 2 milioni di euro per 5 anni;
  • circa 540 milioni di euro per le sovvenzioni avanzate (advanced grants), rivolte ai ricercatori in possesso di un curriculum accademico che li identifichi come leader dei rispettivi settori di ricerca. Il contributo massimo è di 2,5 milioni di euro per 5 anni;
  • circa 20 milioni di euro per le sovvenzioni 'proof of concept', rivolte ai ricercatori già assegnatari di una borsa ERC, che abbiano un progetto ancora in corso o terminato da non più di 12 mesi dalla data di pubblicazione del bando. Il contributo massimo è di 150mila euro per 18 mesi.

Le risorse restanti serviranno a finanziare gare d’appalto, esperti e altri inviti a presentare proposte.

Di seguito il dettagli su tutti i bandi ERC2016:

ERC1

ERC2

Opportunità per i ricercatori

In sostanza il programma di lavoro 2016 riprende in grandissima parte quello dell’anno precedente, ha dichiarato a FASI.biz Massimo Gaudina, capo unità comunicazione dell’Agenzia esecutiva ERC. I requisiti per i candidati non cambiano, così come non variano le procedure di selezione, basate su un sistema di valutazione scientifica (peer-review) con due fasi, compresa un’intervista finale a Bruxelles per le sovvenzioni di avviamento e le sovvenzioni di consolidamento.

“Continueranno ad essere applicate alcune restrizioni per chi non à stato selezionato negli ultimi bandi, ma con una novità: chi avesse ottenuto un punteggio B al secondo step nel 2015, potrà partecipare ai bandi 2016 (sino all’anno scorso, avrebbe dovuto attendere un anno prima di poter sottomettere una nuova candidatura). Inoltre quest’anno un candidato precedentemente respinto a causa di infrazione della research integrity (plagio, falsificazioni di dati, ecc) non potrà partecipare ai bandi”.

Per quanto riguarda le opportunità offerte dai bandi ERC 2016 ai ricercatori italiani, Gaudina ha sottolineato che “saranno le stesse opportunità offerte alle ricercatrici e ai ricercatori di tutto il mondo: finanziamenti individuali, molto consistenti e competitivi per effettuare un progetto di un massimo di 5 anni in un’università o ente di ricerca in qualunque paese europeo”.

Il bando per le sovvenzioni iniziali, ha ricordato Gaudina, è già aperto, con scadenza il 17 novembre 2015, mentre i bandi consolidator grant e advanced grant saranno pubblicati rispettivamente il 15 ottobre 2015 e il 24 maggio 2016.

Italia e sovvenzioni ERC

Tra le oltre 5mila sovvenzioni attribuite dal 2007 ad oggi dall’ERC, ha spiegato Barbara Ensoli, membro del consiglio scientifico dell‘ERC, l’Italia se ne è aggiudicata 488, collocandosi al quarto posto nella graduatoria per nazionalità dei vincitori, dopo Regno Unito, Germania e Francia.

In termini di progetti ospitati sul territorio nazionale, l’Italia scivola invece al settimo posto poiché molti dei vincitori italiani hanno partecipato e vinto dall’estero, mentre sono pochi (solo 27) i vincitori stranieri in Italia. “Da notare anche che l’Italia si colloca al secondo posto in termini di candidature presentate, segno evidente di un interesse forte ma anche di insufficienti risorse e capacità di supporto delle varie istituzioni sia a livello nazionale che locale”, ha spiegato la Ensoli a Fasi.biz.

Per migliorare le performance dei ricercatori italiani la Ensoli consiglia in primo luogo di “partecipare ai bandi solo quando ci si sente davvero pronti, con una proposta solida, dettagliata, innovativa e convincente per valutatori internazionali di alto livello”. Inoltre, è necessario prestare molta attenzione alla sinopsi del progetto, “l’unica parte di testo analizzato dai valutatori per superare lo step 1 e passare al secondo step di valutazione”. I ricercatori interessati ai bandi ERC devono dimostrare l’eccellenza del proprio progetto e la propria indipendenza scientifica, soprattutto con “pubblicazioni autonome (cioè senza supervisore) su riviste peer-review importanti, in modo da presentarsi ai bandi con tutte le carte in regola per competere con talenti di tutto il mondo”.

Nel 2013, l'Agenzia per la promozione della ricerca europea (Apre) ha portato avanti un gruppo di lavoro per analizzare le difficoltà incontrate dai ricercatori italiani nell’accesso alle sovvenzioni ERC, ha sottolineato Marco Ferraro, punto di contatto nazionale Apre per ERC e MSCA. Da questa analisi è emerso che la situazione italiana presenta alcune criticità per quanto riguarda lo svolgimento delle ricerche finanziate dall’ERC. “Nell’ipotesi che un coordinatore scientifico (principal investigator) straniero richieda una sovvenzione (grant) presso un’istituzione ospinate (host institution) italiana, le condizioni al contorno sono scoraggianti: incontrerà difficoltà burocratiche connesse alla stipula del suo contratto di lavoro ed al reclutamento dei componenti del suo gruppo di ricerca, soprattutto se stranieri, ai quali inoltre non potrà garantire retribuzioni adeguate al loro livello di competenze”, ha spiegato Ferraro a FASI.biz.

Per favorire la partecipazione ai bandi ERC l’Italia potrebbe da un lato adottare una normativa ad hoc volta ad agevolare l’assunzione di ricercatori, anche di coloro che provengono da Paesi terzi, e dall’altro “proporre a livello europeo una normativa sovranazionale riguardante le specificità dei contratti ERC, che agevoli la mobilità dei ricercatori e ne riconosca i diritti sull’intero territorio”, ha proseguito Ferraro. Si tratta di una misura che potrebbe stimolare la competizione tra gli Stati membri, incentivando una competizione volta ad “offrire le migliori condizioni per lo svolgimento di ricerche connesse all’ERC e quindi stimolare la mobilità tra gli istituti nazionali ed europei”.

Inoltre, per attrarre i ricercatori sul territorio nazionale l’Italia potrebbe sostenere attivamente la politica della Commissione europea per quanto riguarda l’European Strategy Forum on Research Infrastructures (ESFRI). “Avere sul nostro territorio alcuni di questi centri arricchirebbe la nostra competitività sul piano della ricerca europea e potrebbe renderci più attrattivi nei confronti dei ricercatori stranieri interessati a svolgere le loro ricerche nel nostro Paese”, ha concluso Ferraro.

Fonte: FASI.biz