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Incentivare la competenze digitali nelle scuole e nelle università italiane e favorire la condivisione dei dati nel settore della ricerca scientifica tutelando la proprietà intellettuale. Sono queste alcune linee d’azione individuate dal Rapporto del gruppo di lavoro sui Big Data del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), illustrato al MIUR in presenza del Ministro Stefania Giannini.

Il termine Big Data non identifica soltanto una grande quantità di dati, quanto la presenza di dati utili a costituire una piattaforma di informazioni capace di alimentare numerose forme di generazione di conoscenza. Per mettere a punto nuovi approcci nell’utilizzo dei Big Data nella formulazione di decisioni di grande impatto scientifico, amministrativo e politico, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) ha istituito nel gennaio scorso il gruppo di lavoro sui Big Data; con il triplice obiettivo di mappare i principali centri italiani che operano nel settore dei Big Data, identificare le possibili misure che il sistema formativo italiano dovrebbe adottare per essere in linea con le migliori prassi internazionali; e proporre le azioni da intraprendere per valorizzare le banche dati del MIUR e renderle strumento utile nell’elaborazione di policy strategiche.

A pochi mesi di distanza, il gruppo di lavoro sui Big Data del MIUR ha elaborato il proprio Rapporto che avanza una serie di proposte per il miglioramento del sistema formativo e della ricerca italiano in termini di Big Data. Il Rapporto è stato presentato nella sede del MIUR in presenza del Ministro Stefania Giannini. “Abbiamo sintetizzato le caratteristiche dei Big Data attraverso quattro ‘v’: volume, velocità, varietà, valore” ha spiegato il coordinatore del gruppo di lavoro Fabio Beltram, Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. Secondo Beltram, i Big Data rappresentano un fenomeno complesso, ma anche una risorsa strategica fondamentale per lo sviluppo, che tuttavia richiede la corretta gestione della loro raccolta, analisi ed elaborazione se si vuole intraprendere delle scelte di policy strategiche.

In base al Rapporto, alcune misure specifiche dovrebbero essere adottate dal sistema formativo per essere linea con le migliori prassi internazionali. Tra queste: l’educazione alle competenze digitali fin dalla scuola primaria, l’inserimento di corsi introduttivi in data science in tutti i percorsi di laurea e post-laurea; l’incoraggiamento ai percorsi specializzati in data science a livello di laurea magistrale e di dottorato di ricerca; e l’incremento delle attività di formazione per il personale amministrativo ed economico-finanziario nelle scuole. “Cercheremo di implementare questo piano formativo raccogliendo anche feedback dalle esperienze sul campo per far sì che questa diventi una best practice e una grande occasione di rilancio per il paese e i giovani”, ha dichiarato Gaetano Manfredi, Presidente della Conferenza dei Rettori (CRUI).

Le misure sul fronte della ricerca sono state invece illustrate da Francesco Castanò, Direttore centrale per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione dell'Istat e membro del gruppo di lavoro. In questo ambito, Castanò ha sottolineato la necessità di implementare un sistema di incentivi per i ricercatori che premi il riutilizzo e la citazione dei dati da loro messi a disposizione; l’emanazione di bandi di ricerca che abbiano i Big Data sia come metodo, sia come oggetto di studio; lo sviluppo di infrastrutture elettroniche di ricerca che siano capaci di ospitare grandi moli di dati per la loro condivisione e conservazione nel tempo.