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In questi primi mesi del 2017 l’Unione europea si è trovata ad affrontare sfide politiche ed economiche sempre più rilevanti: minata da Brexit e da flussi migratori costanti, l’Europa si confronta con notevoli squilibri economici e sociali interni e si impegna a delineare il futuro della politica europea in materia di ricerca e innovazione.

Nel pacchetto d'inverno del semestre europeo e nell’indice di competitività regionale 2016, la Commissione europea ha esaminato i progressi compiuti da Stati membri e regioni nell’attuazione delle priorità economiche e sociali ed ha messo in rilievo le difficoltà che molti di essi (compresa l’Italia) si trovano ad affrontare.

Sul fronte degli investimenti industriali in ricerca e sviluppo l’Unione europea registra fortunatamente un trend positivo: l'edizione 2016 dell'EU Industrial R&D Investment Scoreboard, pubblicato a gennaio dal Joint Research Centre, rileva che complessivamente nell’anno 2015/2016 le aziende europee hanno investito 188,3 miliardi di euro in ricerca e sviluppo. Un incremento annuale pari al 7,5%, una tendenza delle imprese europee ad investire in ricerca e sviluppo maggiore della media della aziende mondiali (6,6%) e statunitensi (5,9%). Nella lista dei maggiori 100 investitori al mondo in ricerca e sviluppo compaiono 30 aziende europee, attive principalmente del settore automobilistico, farmaceutico e delle biotecnologie, dell’ICT, dell’aerospazio e della difesa. Nel contesto europeo, i maggiori investitori si trovano in Germania, Francia e Regno Unito ma l’Italia (insieme ad Irlanda e Danimarca) figura tra i paesi che registrano un innalzamento degli investimenti in R&D sopra la media europea.

Non può esistere competitività europea senza innovazione
, sostiene il nuovo Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, e c’è da attendersi nel prossimo futuro uno sforzo ancora maggiore per concretizzare gli investimenti in ricerca e sviluppo e tradurre in risultati concreti le scoperte scientifiche. Va in questa direzione, ad esempio, l’impegno della Commissione europea nella semplificazione di Horizon 2020 e nel rafforzamento di strumenti innovativi a supporto degli investimenti in Europa (Fondo europeo per gli investimenti strategici – FEIS).

Tra gli obiettivi che per il 2017 l’Unione europea si è prefissa di realizzare figurano il rilancio dell'occupazione, della crescita e degli investimenti attraverso il Fondo europeo per gli investimenti strategici, ma anche la costruzione di un’Europa più sociale ed equa, l’impegno per la realizzazione di un mercato unico digitale connesso (al centro anche del programma di lavoro della Presidenza maltese del Consiglio dell’Unione europea) e di un’Unione dell’energia ambiziosa.

In questo contesto, si inizia anche a riflettere sul futuro della politica europea per la ricerca e l’innovazione. Come sarà strutturato il “9° Programma Quadro di Ricerca e Innovazione”? Che budget avrà a disposizione? La Commissione europea ha già annunciato i nomi dei componenti del nuovo High Level Group dello European Innovation Council e dell’High Level Group presieduto da Pascal Lamy, che forniranno una consulenza strategica sulle future politiche europee in materia di innovazione. Cominciano ad essere organizzate, inoltre, giornate di incontro, dibattiti e conferenze per discutere del ruolo della ricerca nel futuro dell’Unione europea.

Nel frattempo, oltre a discutere di Open innovation, Open science e Openness to the world (la cosiddetta strategia delle 3 O della Commissione europea), è in corso un dibattito sull'inserimento del nuovo programma di difesa europeo all'interno dei finanziamenti per ricerca e sviluppo del prossimo Programma Quadro. La Commissione ha già proposto 25 milioni di euro per la ricerca nel settore della difesa nel quadro del bilancio dell'UE per il 2017 e ritiene che tale dotazione possa raggiungere un totale di 90 milioni di euro entro il 2020. Nell'ambito del quadro finanziario pluriennale dell'UE post 2020 la Commissione intende proporre un apposito programma di ricerca nel settore della difesa con una dotazione stimata di 500 milioni di euro all'anno. Nonostante l'inclusione della tematica all'interno del programma di ricerca e innovazione risulti il percorso più immediato dal punto di vista politico, l'apertura di un focus sulla ricerca militare in FP9 è percepito da molte università e gruppi di ricerca come un rischio di riduzione di investimenti nella ricerca di base. Il dibattito è solo all’inizio.

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Unione Europea
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