Collaborazione pionieristica nell'ambito di PRIMA tra 19 paesi per affrontare la carenza di acqua e cibo nel Mediterraneo

Un nuovo Partenariato sulla Ricerca e l'Innovazione nell'Area del Mediterraneo (PRIMA) inizierà presto a sviluppare soluzioni necessarie per una gestione più sostenibile dei sistemi idrici e agro-alimentari. La proposta di istituire PRIMA è stata adottata ufficialmente il 13 giugno in una votazione nel corso della riunione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo.

L'obiettivo principale dell'iniziativa, che durerà dieci anni (2018 - 2028) e che è in parte finanziata dal programma di ricerca e innovazione dell'UE Horizon 2020, è quello di sviluppare soluzioni per migliorare la disponibilità di acqua e la produzione agricola sostenibile in una regione fortemente turbata dal cambiamento climatico, dall'urbanizzazione e dalla crescita della popolazione.

La partnership è attualmente composta da 19 paesi partecipanti: Algeria, Croazia, Cipro, Egitto, Francia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Giordania, Libano, Lussemburgo, Malta, Marocco, Portogallo, Slovenia, Spagna, Tunisia e Turchia. Poiché l'iniziativa si evolve nel corso del tempo, ci si aspetta che aderiscano anche altri paesi, sia UE che non UE.

La partnership sarà finanziata mediante una combinazione di finanziamenti da paesi partecipanti (attualmente 269 milioni di euro), e un contributo di € 220 milioni da parte dell'Unione Europea tramite Horizon 2020.

La legislazione PRIMA entrerà in vigore a seguito di un'approvazione formale del Consiglio dell'UE, prevista per il 26 giugno 2017.

Background

Negli ultimi anni, il settore agricolo nel Mediterraneo è stato colpito da gravi carenze d'acqua e diminuzione nelle rese delle colture. Oggi, 180 milioni di persone nel bacino del Mediterraneo soffrono per la mancanza di acqua pulita e cibo nutriente, con pesanti effetti negativi sulla salute.

Proposto da nove Stati membri nel 2014, la partnership PRIMA verrà creata nell'ambito di Horizon 2020 e si basa sull'articolo 185 del TFUE, che consente all'UE di partecipare a programmi di ricerca avviati congiuntamente da più Stati membri.