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Il 3 dicembre scorso è stata votata la proposta di rendere pubblico un maggior numero di dati legati alla ricerca, avanzata ad aprile 2018 dalla Commissione europea.

I deputati della commissione ITRE del Parlamento europeo hanno accettato un progetto di testo giuridico in base al quale i ricercatori che ricevono finanziamenti pubblici dovrebbero pubblicare i loro dati affinché chiunque possa riutilizzarli. Tuttavia hanno aggiunto dei caveat al fine di proteggere la "riservatezza" e i "legittimi interessi commerciali". Ciò potrebbe placare le università, le agenzie di finanziamento della ricerca e gli investitori privati che hanno unito le forze per opporsi al piano.

Il mondo accademico e quello industriale, insieme alle agenzie nazionali di finanziamento, hanno infatti manifestato la loro opposizione ad un emendamento alla Direttiva sul riutilizzo dell'informazione del settore pubblico (Direttiva PSI), in base al quale i dati risultati dalle ricerche finanziate con fondi pubblici dovranno essere resi pubblicamente accessibili, anche laddove il progetto in questione benefici di una parte di investimenti privati.

La richiesta di rendere pubblico un maggior numero di dati legati alla ricerca è stata avanzata ad aprile 2018 dalla Commissione europea, ed è stata resa più stringente dal Parlamento europeo, che ha attribuito a tale pubblicazione dei dati un carattere obbligatorio

Le maggiori preoccupazioni riguardano i diritti di proprietà intellettuale e la divulgazione di informazioni sensibili a potenziali competitor. Inoltre, l’obbligo per i ricercatori di pubblicare i propri risultati potrebbe disincentivare il settore privato a partecipare a partenariati di ricerca, molti dei quali finanziati da H2020.

Le critiche arrivano da un’alleanza inedita tra lobby pubbliche e private in cui partecipano il mondo industriale (rappresentato da Business Europe e Digital Europe), gli enti di commercializzazione della tecnologia (EARTO - European Association of Research and Technology Organisations), il mondo accademico (European University Association) e le agenzie nazionali di finanziamenti in R&S (Science Europe).

L’opposizione verte sulla convinzione che le imprese che co-finanziano progetti di ricerca insieme a enti pubblici non vogliono perdere il controllo su dati importanti per la competitività, mentre i ricercatori non vogliono rischiare di perdere il sostegno dell’industria. Per questo la coalizione ha presentato una dichiarazione congiunta richiedendo che sia previsto il diritto a tirarsi indietro e a non condividere dati sensibili.

Questa opzione è stata rigettata dalla Commissione, la quale sostiene che le critiche siono basate su una cattiva interpretazione della proposta e che verranno applicati tutti i criteri già in vigore per la pubblicazione delle ricerche finanziate con fondi pubblici, inclusi quelli in materia di interessi commerciali, proprietà intellettuale e sicurezza.