• Tipo News
    INFORMAZIONE
  • Fonte
    Varie - Nazionali
  • Del

L’Italia è prima in Europa per numero di proposte inviate in relazione ai bandi di Horizon 2020, ma deve migliorare sul fronte delle attività di networking. E' quanto emerso nel corso di una tavola rotonda sulla Sfida sociale 'Sicurezza' del programma Ue per la ricerca e l'innovazione, organizzata dall’Agenzia ICE di Bruxelles e dalla Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Ue, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia, la Camera di Commercio italo-belga, APRE, Confindustria, CNR ed ENEA.

Consigli per vincere
Il primo suggerimento per accedere ai fondi del programma Horizon 2020, che mette a disposizione 80 miliardi di euro per il periodo 2014-2020 per finanziare la ricerca e l’innovazione, è quello di presentare progetti che rispondano alle esigenze dei singoli inviti a presentare proposte. L’Italia è infatti prima in Europa per numero di proposte presentate, ma spesso i progetti non corrispondono ai temi (topic) delle call.

Informazioni, contatti, mestiere e aggregazione sono poi gli elementi chiave per essere competitivi nel momento in cui si partecipa ai bandi di Horizon 2020. Oltre a individuare le informazioni più importanti richieste nelle call, occorre sapere a chi rivolgersi per ottenere delle indicazioni più precise, valutare la fattibilità del progetto in base alle competenze e alle risorse dell’impresa e unire le conoscenze imprenditoriali a quelle universitarie e di altri soggetti del mondo della ricerca.

Horizon 2020 non è il Settimo Programma Quadro
Analizzando i progetti italiani che finora non hanno superato la selezione, osservano i valutatori delle proposte, è chiaro che in molti non hanno capito la differenza tra il sistema del Settimo Programma Quadro e Horizon 2020. Nel 7PQ vincevano le proposte di ricerca, mentre il nuovo programma finanzia proposte che promuovono sia la ricerca che l’innovazione. Spesso quest’ultimo aspetto non è presente nei progetti italiani.

L’importanza dei network
Le piccole e medie imprese che caratterizzano il sistema economico italiano troppo spesso non hanno le risorse economiche e le competenze scientifiche per emergere nei settori di loro competenza. Investire nella collaborazione è quindi fondamentale per aumentare le possibilità di successo.

Al momento non esiste una rete di cooperazione europea e nel caso italiano non esiste nemmeno a livello nazionale. Secondo Cristina Leone, del gruppo di lavoro Sicurezza di Confindustria, sarebbe importante che il Ministero della Ricerca strutturasse dei gruppi di lavoro nazionali, sul modello di un esperimento già avviato in Francia che ha portato ottimi risultati.

Il Ministero, suggerisce la Leone, dovrebbe creare una banca dati in cui imprese, università e ricercatori possono trovare le informazioni e i contatti di cui hanno bisogno per le loro ricerche. Inoltre, ha aggiunto, le autorità ministeriali dovrebbero consultare in modo strutturato coloro che operano nei vari settori per poter selezionare degli esperti per ogni campo di ricerca.

Societal challenges (SC)
Maurizio Aiello, rappresentante nazionale del Comitato di Programma Società Sicure ha parlato dei progetti sulla sicurezza che interesseranno cittadini, imprese, infrastrutture e territorio. Per il prossimo biennio, ha spiegato, il programma di lavoro di Horizon 2020 mantiene grosso modo gli obiettivi di quello per il periodo 2014-2015.

Le call però saranno 30, la metà esatta rispetto al vecchio programma, perché la Commissione vuole concentrarsi su un minor numero di sfide. Inoltre, il budget non sarà più assegnato per topic, ma per settore, in modo da favorire l’integrazione tra gli obiettivi.

Le call del pilastro ‘Sfide sociali’ (societal challenges') si concentreranno sugli ambiti della sicurezza alle frontiere (Border External Security) e sul contrasto al crimine e al terrorismo (Fight against Crime and Terrorism). Alla luce della pressione migratoria sui paesi del Sud Europa, la Commissione europea ha incluso tra i possibili argomenti anche quello della sicurezza marittima.

La sicurezza nello spazio
Amalia Ercoli Finzi, rappresentante nazionale per il Comitato del programma Spazio, ha invece sottolineato l'interesse verso l’aspetto industriale della sicurezza. Tra le priorità rientra il programma Space surveillance Tracking (SST), per promuovere innovazione e competitività nel settore coinvolgendo anche le PMI, e il progetto Protection of European Assets in and from Space, diretto a realizzare un sistema di sicurezza europeo in grado di ridurre al minimo i rischi quando si lavoro nello spazio.

Tecnologie dell’informazione e della comunicazione
Paola Inverardi, rappresentante nazionale del Comitato di programma sulle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, ha detto che le iniziative rispondenti alle sfide poste dalle “Leadership in enabling and industrial technologies” (LEIT) nel campo dell'ICT sono richieste in modo esplicito nel programma H2020.

Tra le proposte ci saranno:

  • Assurance and Certification for Trustworthy and Secure ICT systems, un programma con una valenza accademica ed industriale per individuare le tecniche e i metodi di rilevamento dei costi e garantire la sicurezza dei sistemi nel contesto globale,
  • Cryptography, per migliorare le prestazioni e l’efficienza delle soluzioni crittografiche a fronte delle più avanzate tecnologie.

Azione per il clima, efficienza delle risorse e materie prime
Arturo Lorenzoni, membro del team nazionale italiano del Comitato di programma SC5, ha detto che il budget, pari a 720 milioni di euro, per la sicurezza nel biennio 2016-2017 è destinato soprattutto alle voci: security, safety e risk management.

Saranno finanziate ricerche trasversali ai diversi settori, dalla sicurezza ambientale all’approvvigionamento di materie prime strategiche per l’economia europea.

Sicurezza alimentare
Fabio Fava, rappresentante nazionale del Comitato di programma SC2 “Sicurezza alimentare”, ha detto che gli studi nel biennio 2016-2017 si concentreranno su agricoltura, pesca, acquacoltura e gestione delle risorse marine e delle acque interne.

Anche in questo caso, dato che il 97% delle industrie agroalimentari italiane sono piccole o medie imprese che da sole non hanno le possibilità economiche e le capacità scientifiche per partecipare ai bandi europei, è importante sviluppare collaborazioni tra privati e centri di ricerca.

A concludere i lavori è stato l’Ambasciatore Marco Peronaci, Rappresentante permanente aggiunto dell’Italia presso l’Unione europea, che in merito all'inclusione della sfida della sicurezza in Horizon ha detto: “Dovremo tradurre le emergenze in opportunità e in politiche per migliorare il sistema italiano ed europeo”.

Fonte: FASI

Area
Territorio nazionale
Quadro di finanziamento